Lettera alla mia coscienza artistica – parte II

Carissima,

ti scrivo per far chiarezza su alcuni aspetti Sociali.

Ci eravamo promessi di impegnarci a camminare per la nostra strada (artistica) in autonomia, senza dover scendere a compromessi con legami di appartenenza, e se da una parte le scuole di fotografia indicano i Grandi Autori come Modelli da seguire e da cui prendere spunto, io, dall’altra, già sento che per me non potrà esser così.

Una cosa ho imparato in tanti anni di studi: dall’arte alla scienza, il frutto dell’attività umana è lo specchio dell’anima dell’uomo di quel periodo storico.

Ieri, mi sono imbattuto in Larry Sultan e Mike Mendel, due genii assoluti.

Ebbene sì! Ma quando si fa coppia, si ha la difficoltà di capire dove inizi e finisca l’intima personalità artistica di ciascuno.

Colgo lo spunto per introdurre qui un aspetto sociale attualissimo, partendo dall’analisi dei loro BILLBOARDS.

Già sento su di me il peso di sguardi giudicanti della mia società!

Mi viene la nausea a pensare che da allora nulla è cambiato, o che nessuno possa aver tentato di raddrizzare questa tendenza.

Tuttavia, c’era da aspettarselo, noi siamo Figli di quella loro Generazione.

Alcune didascalie su questi loro cartelloni pubblicitari lacerano la mia sensibilità come lame seghettate:

  • «WE MAKE YOU US»
  • «WHOSE NEWS? ABUSES YOU»
  • «YOU’RE SO EASILY INFLUENCED»
  • «TIES»

Geniale l’utilizzo di mezzi pubblicitari per diffondere messaggi contro gli stessi meccanismi del linguaggio pubblicitario, capace di manipolare l’opinione pubblica al fine di riuscire a mettere in vendita l’Idea di Felicità e Benessere.

Ahimè, niente di più attuale! Oggi si parla di isole di plastica flottanti nell’oceano grandi come la penisola iberica, ma questo è, solo apparentemente, un altro argomento…

Carissima, ti chiederai cosa c’entrino questi due personaggi con la promessa iniziale che c’eravamo fatti: a breve, spero, sarà più chiaro.

La causa di questa mia riflessione scaturisce proprio dal tema trattato in questa loro produzione: la contestazione della messa in vendita delle Idee che asservisce il pubblico a preda e vittima del consumismo.

Non c’è scampo: anche molta della produzione d’arte fotografica, oggi, vende e si vende.

In questo contesto si delinea in me l’idea di Setta: gruppi che, in un modo o nell’altro, condividono stessi interessi (o temi predominanti), instaurando una sorta di relazione sociale frutto della manipolazione distorta dell’idea di Amicizia, ed è lecito pensare che ci sia spesso un doppio fine lontano dal Valore dell’Amicizia.

Attingendo dal maledetto gergo Social di oggi si parla di:

  • Amici del Calcio
  • Amici della Religione
  • Amici della Politica
  • Amici dello Sport
  • Amici di Scuola
  • Amici di Facebook, Instagram e Twitter…
  • Amici di …, Fotografia.

Tutte scatolette che nulla hanno a che fare, dunque, con l’Amicizia.

Per contestualizzarmi, mi ritorna in mente uno spaccato della società italiana dell’epoca descritta da Nanni Moretti in alcune scene del Film «Ecce Bombo», in cui si raccontano i comportamenti sociali di quei giovani uniti sotto la stessa bandiera ideologica:

  • In una scena il protagonista chiede ad una sua nuova amica che lavoro facesse, ottenendo in risposta: «Mi interesso di molte cose: cinema, teatro, fotografia, musica… leggo…», ma evidentemente insoddisfatto da tale superficialità, insiste chiedendo concretamente di cosa si occupasse, e lei «Non so cosa intendi… Nulla di preciso… giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose …»;
  • in un’altra scena il protagonista, invitato ad una festa, si chiede se sia il caso di andare con il famoso monologo telefonico «Vengo! Non vengo…», «mi si nota di più se vengo e mi metto in disparte o se non vengo per niente…», «vengo, così… vicino ad una finestra in controluce, e voi che mi dite “Michele vieni!”, e io “Andate, andate, vi raggiungo dopo…”».

Il regista delinea il carattere di una società di cui Noi siamo Figli.

Carissima, oggi io, figlio di quella società preda e vittima di bandiere, mi chiedo che cosa possa nascere di bello da questo tipo di rapporti sociali, fondati sull’aspettativa di valori autentici, che poi un «Grande Fratello» altera o, ancor peggio, aveva già premeditato di alterare?

In queste circostanze il legame che tiene unite le persone non è la volontà di essere uniti, ma è l’idea, l’opportunismo di mantenere in vita l’ideale comune con aspettative di secondi fini; e alla minima divergenza? L’equilibrio di questo tipo di rapporto sociale va in frantumi, creando a cascata sottogruppi di appartenenza, coalizioni, schieramenti, solitudine, atteggiamenti di chiusura rivolti alla difesa di un ideale che non è più tale ma che diventa opinione.

Quindi niente o quasi nulla può nascere da queste aggregazioni!

Tuttavia provo per tentativi, sperando di sbagliarmi: mi affido alla statistica dei grandi numeri alla ricerca di qualcuno o qualcosa che mi smentisca.

In queste aggregazioni o circoli si parla spesso in termini di tendenze, mode, e correnti… cercando un’altra volta di incasellare e organizzare Qualcosa che invece è… semplicemente così, fine a se stessa, come la Vita, la Bellezza, la Felicità, l’Amore… l’Arte.

In particolare in quelle di fotografia, si disquisisce su premi, concorsi, su cosa sia Fotografia Contemporanea e cosa no, o su cosa valga la pena fotografare per piacere ad una giuria.

Il fine sembra essere vincere la popolarità, quando questa dovrebbe essere una conseguenza dell’essere riconosciuti unici!

E mentre c’è chi ancora bisticcia, ti faccio tre domande.

La prima: cos’è l’Arte contemporanea? E poi, a questa, mi rispondo da me con un’altra domanda, stavolta retorica: perché dovrebbe importarci? Se l’arte è l’espressione dell’uomo e la fotografia ne fa parte, l’arte come l’arte contemporanea è, e rimane, l’espressione dell’autore, la manifestazione della propria personalità, individualità, unicità calata in un contesto storico sociale.

La seconda: un’immagine frutto di una commissione, come nel caso di un’immagine pubblicitaria, può essere Arte?

Un’immagine se decontestualizzata dalla figura dell’autore è snaturata del suo valore autentico, e lo è certamente quando è commissionata, poiché rappresenterebbe da subito anche la volontà del committente.

Pensa a quanto sarebbe bello poter offrire, e non vendere, «Contaminazione di Ideali», attingendo ad elementi di Fotografia, di Pittura, di Scultura, mescolandoli a sentimenti evocati dalla Poesia, e dalla Narrativa…

Accecati da desideri indotti dal consumismo, di oggetti spesso non necessari, non ci accorgiamo che, di questa fusione, ne è pieno il Quotidiano della Natura.

Ultima: cos’è che contraddistingue i grandi autori dagli altri?

La coerenza di mostrare se stessi, le proprie idee, la propria personalità, e, perché no, scelta impopolare, anche le proprie debolezze.

La grandezza di un Autore non è questione di popolarità (altro ideale svenduto), ma di personalità.

Carissima con questo mi congedo.

Ho l’impressione che anche stavolta io faccia fatica a socializzare per divergenze di vedute e obiettivi

Un saluto, a presto!

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