Ossa di dinosauro

Aver oltrepassato un gate temporale e ritrovarsi catapultati in un paesaggio preistorico: questa è stata la prima impressione dopo aver posato il piede in quel luogo sabbioso.

Stavolta vogliamo raggiungere la foce dell’Ombrone da Nord, procedendo lungo la via naturale sud-est che costeggia il Parco della Maremma: la Spiaggia.

Il continuo «avanti e indietro» dei bagnanti stona un po’ in questa atmosfera, ma alcuni gigli di mare ci invitano a proseguire senza curaci di loro. E così abbiamo fatto!

Seguendo il loro consiglio avanziamo verso il fiume e notiamo che, più ci allontaniamo dalla civiltà, più si fa reale e tangibile quel trasporto all’indietro nel tempo. Qui, agli occhi, si apre un paesaggio fatto di mare, di tenace vegetazione e di enormi tronchi bianchi che trovano pace sulla sabbia.

Quei tronchi, disposti alla rinfusa dal mare o organizzati in costruzioni simili a capanne da ominidi – immaginiamo noi – danno l’impressione di essere ossa di dinosauro, e il paesaggio intorno a noi evoca un’immagine visionaria alla Walt Disney: un cimitero di elefanti.

Contribuisce al paesaggio anche la spiaggia che, facendosi sempre più stretta nel procedere verso l’Ombrone, è obbligata a fare da ago della bilancia tra una vegetazione prepotente e primordiale, e il mare con il suo moto perpetuo: quei tronchi sono la testimonianza concreta di una battaglia estenuante di confine, dove la terra con la sua vegetazione è costretta a concedere il prezzo di quelle vittime per non perdere un millimetro di territorio.

Ma, pochi metri verso l’interno, si trova la valle incantata aperta alla vita: l’acqua, che ha conquistato alcuni territori dell’entroterra, ha creato delle vere e proprie oasi, dove la flora e la fauna trovano pieno equilibrio e armonia.

Percorsi non più di 3km raggiungiamo la casetta del Casino di caccia, meta del nostro percorso.

Il rombo del 4° stormo caccia di Grosseto in esercitazione ci risveglia da questo viaggio onirico e ci riporta, ahimè, alla realtà dei giorni moderni.